Letizia Brugnoli, parmigiana, allieva del fisarmonicista e pianista RAI Bruno Aragosti, inizia la sua attività artistica all’età di 16 anni. Successivamente partecipa a numerosi workshops internazionali, tra cui quello con Bob Stollof e Kris Adams, insegnanti della Berklee School di Boston, Michelle Hendrics, figlia del leggendario Jon Hendrics, Tiziana Ghiglioni, Tuck and Patti, etc., seguendo contemporaneamente le lezioni di canto Jazz di Diana Torto presso il Conservatorio di Parma. Nel 2014 è uscito il suo primo album dal titolo Through our Life, contenente anche quattro brani inediti scritti con Roberto Sansuini, che ha curato anche tutti gli arrangiamenti delle canzoni. La personale versione del brano Summertime ha inoltre vinto i ParmAwards 2015. Nel 2017 è uscito il Brano A Fresh Delight (you bring me) con l’importante casa discografica S&S Records di Chicago, nominata per ben 4 volte ai Grammy Awards. Luglio 2022 esce il singolo Un’estate fa con TRJ Records. Nel 2023 é uscito per Irma Records “Il gioco del Semaforo”, “Nostalgiazz” ed ora “Tire Change”. In uscita ad ottobre, l’album “Crystal Flower”.
E’ uscito Tire Change che fa parte dell’album “Crystal Flower”, in uscita il 13 ottobre. Come é nato questo brano e di che cosa parla
Il testo di questa canzone é nato casualmente mentre ero in macchina, mentro ero ad aspettare un cambio gomme, in inverno al freddo. Il maestro Sansuini, qualche giorno prima mi aveva inviato una traccia musicale di quello che poi sarebbe diventato Tire Change, e l’ho trovato così allegro e giocoso, di sapore brasiliano e mi ha colpito immediatamente. Così in quelle due ore e mezza di attesa per cambiare le gomme dell’auto, mi sono messa a scrivere il testo; un testo che non centra niente con la giocosità, l’allegria e il calore della musica, ma racconta semplicemente l’attesa del mio cambio gomme. Questa cosa l’abbiamo trovata molto divertente, c’é piaciuta ed é diventata Tire Change.
Il tuo primo album Through our Life, é del 2014. Adesso, dopo 9 anni, esci con questo nuovo lavoro: “Chrystal Flower”, com’è cambiata la musica e soprattutto la “Tua musica”?
Intanto devo dire che dopo 9 anni, che sono volati, c’era venuta voglia di fare un nuovo album. Il primo, Through our Life, era composto da 4 brani inediti, due “soli”, uno di Claudio Tuma alla chitarra e un altro di Marco Ferri al sax, mentre il resto erano standard jazz riarrangiati, sempre dal Roberto Sansuini, con strumenti elettronici. Quindi sostanzialmente si trattava di un album con musica prevalentemente elettronica. Crystal Flower é fatto con nuovi musicisti e soprattutto veri ed é un progetto che si può portare tranquillamente sul palco dove si potrà ascoltare la stessa sonorità dell’album. Quindi per sintetizzare si può dire che la differenza é che il primo album é composto da brani di musica elettronica, mentre Crystal Flower é registrato con musicisti veri e quindi con brani riproducibili nei live.
Parliamo adesso un po’ di te, della cantante, come ti sei avvicinata alla musica?
Posso dire che é stata una cosa naturale, mio padre era un musicista e la nostra casa era frequentata da molti artisti, vedevo strumenti e microfoni ovunque e la mia infanzia l’ho passata in questo ambiente, quindi é stato quasi fisiologico che anch’io iniziassi a fare qualcosa con loro. la scelta del jazz invece é stata casuale, a casa ho trovato una cassetta dei Manhattan Transfer, l’ho ascoltata e mi é piaciuta così tanto che ho deciso di scegliere questo genere musicale. Il caso ha voluto che al mio paese, Borgotaro, ci abitasse un fisarmonicista di Jazz abbastanza famoso, Bruno Aragosti, che lavorava nell’orchestra della Rai; lui mi ha dato le basi per fare jazz, facendomi innamorare ancora di più di questa musica. Poi con il tempo ci sono stati anche altri personaggi che mi hanno aiutato a crescere musicalmente, tra cui Giorgio Gaslini, il famoso pianista e compositore, venuto anche lui ad abitare a Borgotaro e con cui spesso capitava di vederci e confrontarci. Direi insomma che per me fare questo mestiere é stato molto naturale.
Hai fatto un percorso di studi musicali, cioé il conservatorio etc, o come spesso succede hai studiato da te quasi da autodidatta?
Io amo definirmi un autodidatta, certamente é stato importante la scuola del maestro Aragosti, dove andavo a lezione, ma in realtà quello che mi ha aiutato molto é stato ascoltare i “soli” delle grandi cantanti di Jazz. Poi ho frequentato anche le lezioni di Diana Torto al Conservatorio di Parma, ho fatto workshop con artisti importanti, tipo Bob Stoloff e questo di aiuta a livello di tecnica, ma per quello che mi riguarda ascoltare i grandi interpreti del jazz é stato fondamentale.
Che tipo di concerti ami fare, quello dei festival o delle rassegne con grande pubblico o quelli più intimi dei Jazz Club
Il Jazz Club ha sempre avuto un suo fascino, é un posto raccolto e le persone vengono per ascoltare, in silenzio, te e la tua musica. I festival più grandi sono molto belli, più attrattivi e permettono di far ascoltare a più gente la tua musica; di contro sono anche molto più dispersivi ed é un pubblico diverso rispetto a quello dei Club. Personalmente preferisco i jazz club, ma come é ovvio cercherò di cantare ovunque sia possibile, anche perché in questo momento il mio obiettivo é quello di pubblicizzare al massimo l’album in uscita: “Crystal Flower”.