Originario di Tijuana (Messico), appartiene alla quarta generazione di una famosa famiglia di musicisti. Cantante, produttore e compositore, vincitore dell’Euro Latin Award è uno degli artisti più affermati in Europa, Asia, Medio Oriente e America. Ha suonato e portato la sua musica in tutto il mondo, esibendosi con tantissimi artisti tra cui: Pino Daniele, Pat Metheny, Charlie Haden, Andrea Bocelli, Rita Marcotulli, Karen Lugo, Joaquin Cortes, Jorge Pardo, Maria Pia De Vito, Richard Bona, Andy Sheppard e tantissimi altri. Durante la sua adolescenza ha studiato privatamente a Los Angeles, in California, con Alex Acuna e Dave Weckl, per poi trasferirsi in Italia, dove attualmente vive.
Ho visto “Frida en Silencio” a Roma, al Festival Jazz sull’Appia Antica, spettacolo bellissimo dedicato a Frida Kahlo, ci racconti come è nata l’idea e per chi non la conosce chi era Frida Kahlo, tra l’altro tua connazionale?
Frida Kahlo é una delle artiste più rappresentative del mio paese (il Messico). L’idea di fare questo spettacolo, che é diventando anche il mio decimo disco, nasce in Messico; sono un appassionato di pittura da sempre e l’essere cresciuto in un ambiente dove l’arte di Frida é parte della nostra realtà quotidiana, ha fatto sì che sia stato naturale, ad un certo punto della mia carriera, voler dedicare un mio lavoro a questa grande artista. L’idea é nata mentre ero a la Casa Azul, a Coyoacan, dove lei ha vissuto. Lì ho potuto vedere i suoi quadri, che già conoscevo, ma soprattutto ho potuto leggere e scoprire la bellezza delle sue lettere d’amore, le frasi meravigliose che lei scrisse a Diego Rivera (anche lui pittore e artista importantissimo in Messico). E’ stato questo ad ispirarmi, l’idea di poter trasformare quelle lettere in musica, e così insieme alla ballerina di Flamenco messicana Karen Lugo, con la quale lavoro da anni, siamo arrivati alla conclusione di fare io la musica e lei le coreografie per questo spettacolo, che poi é diventato anche un disco.
Come ti sei avvicinato alla musica, è stata una cosa naturale che avevi dentro oppure sei stato indirizzato da qualcuno, e quando hai capito che la musica sarebbe stato per te un lavoro e non solo una passione?
Non ho ricordi della mia infanzia che non siano legati alla Musica, che è stata parte integrante della mia famiglia. A cominciare dai miei nonni (materno e paterno) che erano chitarristi di musica tradizionale Messicana, poi mio padre, Pablo Varela Garcia, un pianista classico, mio fratello Pablo Varela un direttore d’orchestra e compositore, diciamo che non ho mai avuto dubbi su cosa fare nella vita, la musica l’ho vista sempre come la cosa più naturale del mondo, e anche la più importante. Ancora oggi, in realtà, io non la vedo come un lavoro, ma come la forma più bella ed il canale più immediato, che posso avere per conoscermi e lavorare su me stesso, per poter poi condividere con altri musicisti e con il pubblico le cose che creo, anche perché é l’unica maniera nella quale posso esprimermi veramente. La musica é stata sempre una benedizione, per me e per tutta la mia famiglia. Grazie alla musica ho viaggiato in tutto il mondo, ed ho potuto e posso conoscere persone meravigliose.
Durante la tua adolescenza in Mexico, a 13 anni, hai deciso di trasferirti a Los Angeles. Ci racconti come è maturata questa decisione e cosa facevi in America?
Sono nato a Tijuana, in Messico, una città che fa frontiera con gli Stati Uniti, come artista sono nato cantante e pianista facendo il mio primo concerto a 5 anni, poi a 8 ho iniziato con la batteria, ma sia il canto, il pianoforte e la batteria sono sempre stati ugualmente importanti. All’età di 13 anni partecipai ad una masterclass a San Diego, in California, dove c’era Alex Acuna; ci parlai e gli dissi che volevo avere l’opportunità di farmi ascoltare da lui. Alex Acuna é un grandissimo artista e una persona sensibile, che ha visto in me un adolescente pieno di passione e con un’enorme voglia di imparare. Così lui mi diede il suo numero di telefono e dopo qualche mese ci siamo finalmente incontrati a casa sua, a Los Angeles, dove ho fatto l’unica e più importante audizione della mia vita; da lì sono stati 3 anni di lezioni private e condivisione, che semplicemente mi hanno cambiato la vita per sempre. Dopodiché ho studiato anche privatamente con Dave Weckl.
Quale è stato il motivo che ti ha fatto decidere di venire a vivere in Italia? Che differenze trovi, musicalmente parlando, tra Messico e Italia?
Ho sempre avuto un forte legame con l’Italia, la strada dove sono nato e cresciuto a Tijuana si chiama Calle Romano, e la parallela San Pietro. Mio fratello Pablo é venuto per primo a studiare a Milano, mentre io ero ancora a Los Angeles e Tijuana. In Italia sono arrivato insieme ad una mia ex- fidanzata messicana Guadalupe Paz, oggi una rinomata cantante d’opera che appunto voleva studiare Opera a Milano, poi le nostre strade presero direzioni diverse e io, rimanendo a Milano, ho conosciuto mia moglie Paola Repele, cantante e compositrice meravigliosa, ed é cosi che sono rimasto in questo bellissimo paese, dove da subito ho iniziato a lavorare tanto.
Musicalmente parlando trovo tantissime differenze tra l’Italia e il Messico a livello di linguaggio e di ritmo. Sono modi diversi di fare musica, io prendo il meglio di ogni cultura. Se devo pensare a qualcosa in specifico é che in Messico la musica si vive e si impara a mio avviso in maniera più naturale, a volte si impara prima a suonare e poi a parlare.
Hai suonato in tante nazioni del mondo, compresa naturalmente l’America, ci racconti qualcosa delle varie esperienze “americane”?
Ho avuto la grande fortuna di aver suonato in tantissimi paesi, e soprattutto di aver imparato molto da ogni viaggio e da ogni musicista. In America ho suonato con tanti artisti come Pat Metheny, Charlie Haden, Mike Stern, Abraham Laboriel, Victor Bailey, Otmaro Ruiz, John Pena, ma la cosa più importante che ho imparato, è che tutti i veri grandi sono umili e sono i primi a voler imparare con la massima serietà come se fosse il primo giorno, penso che la lezione più grande é avere lo spirito di ricerca perenne.
Sempre a proposito del concerto di Roma, al Festival del Jazz sull’Appia Antica, sul palco suonava anche tuo figlio Josei, anche lui ha deciso di seguire la tua strada?
Tornando al discorso che io non ho mai visto la musica come un lavoro ma come una benedizione, mio figlio Josei Varela che ha 13 anni, suona il pianoforte da quando ne aveva 4 anni, e adesso suona anche la chitarra classica e canta. Ha già partecipato alla registrazione di due miei dischi, e ha suonato con me e con l’Orchestra Sinfonica OSEM, con più di 100 elementi e davanti a più di 2000 persone nei concerti Varela Sinfonico. Lui dice che vuole diventare un pilota di formula 1, io e mia moglie lo sosterremo sempre pienamente, ma a mio avviso lui é già un’artista e lo sarà sempre in qualsiasi cosa farà.
Tra il pubblico presente, mi riferisco sempre al concerto di Roma, c’erano anche delle persone dell’Ambasciata Messicana in Italia, tra cui, se non ricordo male, l’Ambasciatore. Un segnale molto forte di ammirazione e rispetto che la tua nazione, il Messico, ha per te.
L’ambasciatore del Messico in Italia, Carlos Garcia de Alba, mi ha dimostrato in tutto questo tempo uno sostegno e un’amicizia vera. Mi vide in un’intervista dove parlavo appunto del mio decimo disco, Frida en Silencio, su Rai News 24, e subito mi contattò per conoscermi. Da lì tanti progetti stanno nascendo tra me e la mia ambasciata, sono onorato e soprattutto felice di avere un’ambasciata che sostiene l’arte, la cultura e gli artisti.
Tu sei un cantante, produttore, compositore e forse mi dimentico qualche cosa. Meno male che hai scelto queste professioni, perché sei bravissimo; ma altrimenti che cosa altro avresti voluto fare nella vita?
Domanda difficile perché, a parte il musicista, non ho mai pensato di fare qualcosa di diverso, ma se dovessi pensare forse mi sarebbe piaciuto diventare un campione del mondo di pugilato, che in Messico è lo sport nazionale, perché é una disciplina che ho sempre amato e praticato sin da piccolo, ma non professionalmente.
Siamo alla fine, quali sono i tuoi progetti attuali e soprattutto quali progetti hai in cantiere, se è possibile parlarne?
Progetti ne ho tanti. In questo momento, principalmente, Frida en Silencio Made in Mexico duo (con Karen Lugo), Marcotulli-Varela duo (con Rita Marcotulli), ed il mio nuovo progetto da solo “Perceptions-Projections” con il quale farò un piccolo tour il prossimo febbraio e mi accompagnerà anche il sassofonista Ben Wendel. Poi registrerò sempre a febbraio il mio undicesimo disco.
Danilo Bazzucchi