Nata a Monza, cantante, compositrice e arrangiatrice, si diploma con il massimo dei voti alla scuola Civica di Jazz di Milano. Nel 2010, dopo aver vinto una borsa di studio presso”European Scholarship tour” si trasferisce a Boston, negli Stati Uniti, dove studia pianoforte performance presso la prestigiosa Berklee College Of Music. Si laurea nel maggio 2014 e nella cerimonia di chiusura si esibisce con la Berklee Commencement Orchestra, nella Agganis Arena, davanti ad artisti come Jimmy Page, Valerie Simpson, Geri Allen e Thara Memory. Trasferitasi a New York, inizia la carriera da artista, performer e compositrice, con diverse esperienze di lavoro tra New York, Los Angeles, Seattle, Boston, Chicago e l’Italia. Nel giugno del 2015 fa il suo primo Tour nella West-coast a Seattle e Los Angeles. A maggio del 2016 viene premiata a New York da Randy Brecker, Joe Lovano e Lenny White come vincitrice del Made in Jazz New York Competion 2015 per il suo arrangiamento di “Estate” e ha avuto la possibilità di esibirsi con loro, al Tribeca Arts Performance Center di New York. Nel settembre del 2016 ritorna a Milano, dove conclude la produzione del suo primo disco di brani originali”No More Pain”. Nel gennaio del 2018 è stata scelta, come unica rappresentante italiana, per il jazz festival di Havana, dove si è esibita, con musicisti cubani, su un repertorio di musica originale.
Salve Giulia, vorrei iniziare dalla tua adolescenza, ho letto che a 12 anni hai iniziato a suonare il pianoforte, a 15 a cantare all’accademia musicale italiana di Monza, mentre frequentavi il liceo scientifico Paolo Frisi della tua città e le lezioni alla Civica scuola a Milano, in mezzo lo sport con gli allenamenti e le gare di mezzofondo. Scusa ma come riuscivi a fare tutte queste cose e farle anche bene?
Era un questione di organizzazione, bastava non perdere tempo in cose inutili e focalizzarsi sugli obiettivi che mi ero prefissata, considera anche che, a quei tempi, non esisteva la tecnologia di adesso, non c’erano i telefonini, tablets non esistevano, Facebook, Instagram etc. Pensa quanto tempo i ragazzi di oggi dedicano a tutti i Social. Bene io invece lo dedicavo a tutti i miei obiettivi.
Nel 2009 vinci una borsa di studio a Dublino, nel 2010 voli in America per frequentare il Berklee Colleg of Music di Boston, una delle più prestigiose scuole di Musica, dove ti specializzi in piano performance. Nel 2011 suoni alla Boston Symphony Hall in occasione del”Rhythm of the Universe” diretta da compositore di colonne sonore Alan Silvestri, mentre nel 2014 sei tastierista del Berklee Commencement Concert all’Agganis Arena di Boston con ospiti Jimmy Page, Valerie Simpson, Gery Allen e Thara Memory. Nel 2015 vinci il concorso “Made in New York – Jazz Competition” dove ti classifichi al primo posto per miglior arrangiamento e al terzo nella classifica generale per la rivisitazione di “Estate” di Bruno Martino. Ovviamente ho sintetizzato, ci puoi parlare di questo periodo “Americano”.
All’inizio avevo un po’ paura perché andavo al Berklee College of Music e lì vanno tutti i più bravi musicisti per perfezionarsi, è frequentato da studenti da tutto il mondo e quindi con molte realtà culturali diverse, per cui si ha modo di imparare qualcosa gli uni con gli altri. Alcuni tra I miei compagni di classe oggi suonano con Herbie Hancock o frequentano il Monk Institute e posso dire per questo di avere imparato tanto anche solo dai miei amici.
Racconti che aveva passione per la musica sin da piccola, ma che si è trasformata in amore a 17/18 anni, quando hai assistito a Umbria Jazz Festival scoprendo anche il Jazz. Nel 2014 con U J hai iniziato anche una collaborazione, grazie alla Berklee Crew clinics. Ci racconti qualcosa del tuo rapporto con il Festival e con la città di Perugia.
Avevo 17 anni quando mi sono iscritta alla Clinics, in realtà non avevo capito bene di cosa si trattasse io studiavo pianoforte classico, anche alla segreteria non mi hanno spiegato bene e quindi mi sono ritrovata in un ambiente completamente nuovo per me. Al termine del corso ci hanno fatto suonare sul palco in piazza IV novembre, dovevamo improvvisare un pezzo e tutti i miei compagni di clinics mi aspettavano al varco per vedere cosa avrei combinato. Io, che dentro di me, mi dicevo: se riesco a superare questa prova giuro che farò la Jazzista. La prova è andata bene e ho iniziato a studiare per fare questo lavoro. Per quanto riguarda Perugia io la considero la città più bella del mondo, quando sono arrivata la prima volta a U J è stato bellissimo, si suonava in tutti gli angoli della città 18 ore su 24, era meraviglioso.
Hai iniziato ad esibirsi, immagino, suonando e cantando brani di altri artisti, delle cover come di solito si usa fare. Poi hai fatto il tuo primo album “No More Pain” (molto bello complimenti!!). Puoi spiegarci quali e quante emozioni si provano proponendo alla gente, di un teatro o di qualsiasi altro luogo, il frutto del proprio lavoro e di tanti sacrifici? Soprattutto a fine concerto, quando il pubblico apprezza e applaude (come nel tuo caso).
Quando sali sul palco per un concerto e quindi stai lavorando, ma anche un po’ prima, mi chiedo sempre: ma chi me l’ha fatto fare, chi me l’ha fatto fare, perché penso alla fatica, all’impegno per prepararlo e al tempo che ho dovuto dedicargli e naturalmente all’emozione che ti prende sempre. Poi quando inizi passa tutto e c’è la soddisfazione di aver eseguito in modo brillante i brani in scaletta, fino alla gioia e la felicità immensa degli applausi e gli apprezzamenti del pubblico. A quel punto dico sempre: faccio davvero il lavoro più bello del mondo!
Documentandomi per l’intervista, sono andato sul tuo profilo Facebook. Ho appena visto che hai aggiornato la tua immagine, con una foto che lascia poco spazio ai dubbi. Intanto auguri, anche se sono in ritardo, ma la domanda è: se hai fatto questo passo è perché, presumo, credi nella famiglia; quanto è importante per il tuo lavoro l’affetto, la sicurezza di avere una persona vicina e magari anche dei figli, che è il naturale completamento di un matrimonio. – Fatti fare i complimenti per l’idea, non solo originale, ma anche molto bella di fare le bomboniere con un brano composto e cantato da te, che è la colonna sonora del tuo matrimonio. Ci dici qualcosa in proposito
Avere una persona vicina che ti vuole bene, che ti apprezza e su cui puoi contare nei momenti difficili è fondamentale, nel mio caso poi in un momento come questo dove, per via della pandemia, non posso suonare e fare concerti è stato molto importante perché mi ha aiutato a superare questo momento molto triste, che purtroppo ancora non si sa quando finirà. Abbiamo deciso di regalare a tutti gli invitati qualcosa di originale e allora perché non comporre proprio la colonna Sonora del matrimonio? L’ho eseguita con un quartetto jazz ed è stato un successo perché ovviamente tutti si aspettavano che suonassi ma non che regalassi una canzone…
Sei ancora molto giovane ma, considerando tutto quello che già hai fatto, potresti fare un primo bilancio della tua vita? E magari se non rifaresti una cosa o aggiungeresti qualcosa a un lavoro già fatto.
Rifarei tutto quello che ho fatto, anche qualche esperienza negativa perché comunque tutto aiuta a crescere. Poi devo dire che sono stata anche fortunata, ho avuto la possibilità di studiare e di formarmi, per fare un lavoro che mi piace, in America dove ho conosciuto tanta gente che sono diventati colleghi e amici. Pensandoci bene c’è una cosa che non rifarei, affidarmi alla casa discografica con cui ho prodotto i miei lavori fino a questo momento. Ecco questo non lo rifarei mai.
Classica domanda finale: progetti attuali? E quelli futuri? Immagino che abbia il famoso sogno nel cassetto ce lo vuole raccontare?
Adesso sto lavorando ad un nuovo disco che spero uscirà entro la fine dell’anno con Jim beard, produttore di Eliane Elias, John Scofield, Mike Stern ecc. Il mio sogno é quello di vivere facendo concerti nei teatri e spero che con questo disco e la fine della pandemia si possa realizzare.