Napoletano di nascita, ma ligure d’adozione, per vent’anni ha fatto il musicista di professione, poi ha deciso di diventare un agente di spettacolo. Appassionato di jazz é presidente e direttore artistico del jazz Club di Chiavari. A gennaio 2022 é stato eletto presidente dell’Associazione Italia Jazz Club.
Allora Rosario, cominciamo con la domanda fatidica: come sono stati i tuoi primi cento giorni da presidente di IJC? Sei soddisfatto del nuovo incarico? Ho hai già iniziato a dire: “Ma chi me l’ha fatto fare?”
Cominciamo dall’ultima parte della domanda, sono molto contento di essere stato eletto Presidente di questa importante associazione perché questo vuol dire che i Ns. soci ripongono fiducia in quello che io potrò fare e questo mi carica di una responsabilità e allo stesso tempo mi da la spinta giusta per fare tutto nel migliore dei modi, un impegno che porterò avanti con serietà e dedizione, anche se in realtà pensavo che questo incarico mi portasse via meno tempo, ma ne sono felice. Quindi devo dire che sono molto soddisfatto e spero di poter realizzare, durante il mio mandato, tutto quello che ho in mente e poterlo condividere con soddisfazione con tutti gli associati. Dunque per quello che mi riguarda, i primi cento giorni sono molto soddisfacenti e ovviamente spero lo siano anche per gli associati.
Parliamo un po’ di te, cos’è che ti ha fatto avvicinare ed appassionare al jazz, suoni strumenti, hai studiato musica?
Nasco musicista e per circa vent’anni ho praticato in modo esclusivo questa professione. Da ragazzo, poco più che ventenne, mi è stato proposto un contratto su una nave da crociera, ricordo che era una nave della compagnia Venice Simplon Orient Express, ed è così che è iniziato tutto. E’ stato un periodo bellissimo perché ho potuto girare il mondo su grandi navi, frequentando bellissimi alberghi e soprattutto facendo quello che mi piaceva: fare musica, in ambienti accoglienti. Con il passare degli anni è maturata in me la voglia di fare altro, sempre però rimanendo in ambito musicale ed ho iniziato a lavorare per un’agenzia che organizzava spettacoli ed eventi, con il tempo ho preso la decisione di mettermi in proprio creando una mia agenzia che ho tutt’ora. La musica ha sempre fatto parte della mia vita, al jazz mi sono avvicinato da subito, perché é stata tra le mie musiche preferite da sempre. Amo tutta la musica “buona” e pur avendo suonato per tanti anni oramai, per questioni di tempo e di scelte, gli strumenti li ho “appesi al chiodo”.
Sei anche presidente del Jazz Club Chiavari, da quanto tempo?
Da oltre 10 anni organizzo concerti jazz nella cittadina in cui ho deciso di vivere, Chiavari, e nel tempo si è creato un pubblico fedele di appassionati, una parte di questo pubblico mi aveva proposto di organizzare un jazz Club, un’Associazione che si occupasse di musica Jazz nella città. Quindi nel 2017 nasce il Jazz Club Chiavari, su iniziativa di un gruppo di appassionati del genere. Sin dalla sua nascita ho fatto parte del direttivo dell’Associazione in veste di direttore artistico e da ottobre 2021 ne sono anche il Presidente.
Quanti sono i jazz club affiliati all’Associazione e quali potrebbero essere i vantaggi per un jazz club ad associarsi.
Quando sono diventato presidente (gennaio 2022) IJC contava 26 associati, in questi pochi mesi (maggio 2022) siamo riusciti a coinvolgere altre realtà è attualmente ne siamo 39, spero, entro la fine dell’anno, che si riesca ad arrivare a 50 associati. Questo non tanto per una questione numerica, ma soprattutto perché essere insieme ed essere in tanti rappresenta un sicuro vantaggio per tutti e da molti punti di vista. Tra i tanti benefici di essere in IJC, c’è la reale possibilità di creare un’economia di scala che porta vantaggi a tutti, e questo sia nel caso di acquisto di concerti, così come di attrezzature o di organizzazione di eventi comuni. Tutto questo ci permette di fare rete e con questo spirito abbiamo partecipato a bandi ministeriali che ci hanno permesso, nell’ottobre 2021, di realizzare la prima edizione di ITACLUB JAZZ FESTIVAL, un festival diffuso con oltre 60 eventi realizzati in una settimana nei nostri Jazz Club, creando anche la Prima Giornata Nazionale dei Jazz Club che simbolicamente è stata celebrata il 15 ottobre.
Sei anche un agente per musicisti ed un organizzatore di eventi, qualche malevolo potrebbe pensare che, con il tuo nuovo incarico da presidente, entreresti in un conflitto d’interessi.
Sicuramente qualcuno lo ha pensato e qualcuno lo ha anche scritto sui social. E’ vero che io sono manager e/o agente di alcuni artisti e mi occupo di eventi e quindi potrebbe anche esserci un conflitto di interessi, ma per quel che mi riguarda non esiste. Come ho avuto modo di dire anche in altre occasioni, credo che ogni professionista che nella vita abbia fatto e realizzato un percorso professionale di un certo tipo ed abbia accumulato esperienze poi possa correre il rischio (in senso buono) di ricoprire una carica “rappresentativa” che potrebbe sembrare in conflitto con le attività che svolge ma, come in tutte le cose, sta alla serietà e alla correttezza della persona allontanare da se questo rischio, comportandosi con trasparenza e lealtà.
Una domanda che faccio a tanti addetti ai lavori. Guardando ai cartelloni dei tantissimi Festival Jazz, si ha la sensazione che sono pieni degli stessi musicisti, che da anni girano da un evento all’altro. Mi chiedo e ti chiedo, quand’è che vedremo qualcuno dei tanti giovani bravissimi che ci sono in giro salire sul palco di questi Festival? E’ mai possibile che nessuno dei tanti direttori artistici abbia il coraggio di proporli al pubblico.
Questa domanda fotografa buona parte della realtà, in special modo nei festival, per fortuna non in tutti, da anni si ascoltano più o meno sempre gli stessi nomi. Ovviamente la colpa non è di certo degli artisti che vengono ingaggiati, ritengo piuttosto che ci sia poca attenzione e voglia di ricerca da parte degli addetti ai lavori, anche se a dire il vero le ragioni di queste scelte potrebbero essere molteplici. La questione, dal mio punto di vista, va divisa in due parti: se sei imprenditore e realizzi un evento a proprio rischio di impresa, è inevitabile che costruisci un programma che ti possa garantire, quanto meno, il rientro dell’investimento, discorso diverso è se l’evento è realizzato con finanziamenti pubblici, ecco in questo caso sarebbe giusto indirizzare parte dei finanziamenti per mettere in evidenza il nuovi talenti, dandogli la possibilità di esibirsi e farsi conoscere.
Dal tuo osservatorio privilegiato di presidente di un Jazz club e da presidente dell’Associazione che li riunisce, che idea ti sei fatto del jazz in generale e del fatto che molti lo giudicano un genere musicale per gente di una certa età? Premetto che io vedo anche tanti giovani che fanno jazz e che lo seguono nei concerti.
Questo è un aspetto molto importante su cui noi tutti di IJC, e non solo, dobbiamo focalizzarci. Sappiamo perfettamente che uno dei problemi più pressanti del jazz potrebbe essere la mancanza di pubblico e il lento ricambio generazionale dello stesso. Ciò risponde solo in parte alla realtà, ci sono molto nostri associati che hanno i loro club pieni e rilevano addirittura nuova linfa vitale, mentre altri trovano difficoltà. Realtà diverse. In ogni caso credo che possa essere molto importante realizzare un innovativo lavoro di comunicazione, una intensa campagna mediatica sull’importanza dello spettacolo dal vivo, in tutti i contesti, ma soprattutto in quelli medio/piccoli, quali i nostri Jazz Club che poi sono quelli che promuovono la musica di qualità e in quantità (per numero di eventi), sottolineare che il Jazz non è assolutamente musica di nicchia e che frequentare un Jazz Club arricchisce sia dal punto di vista culturale che di socializzazione. Mettere una nuova generazione di giovani nella condizione di conoscere la “vita” che si svolge nei Jazz Club le emozioni e le relazioni umane che si riescono a creare, dove la musica, certamente di qualità, riesce a consolidare questi importanti aspetti. IJC può svolgere un importante ruolo in questo senso. Fra i nostri punti chiave ci sono progetti indirizzati a promuovere azioni per far crescere un nuovo pubblico organizzando incontri nelle scuole di ogni genere e grado e cercare di portare i live set fra la gente, sarà poi la magia che il jazz crea a contribuire all’idea che il jazz è musica viva che va vissuta.
Siamo ai saluti, qual è quella cosa che vorresti tanto realizzare, per l’Associazione IJC e per il movimento jazzistico, durante il tuo mandato?
Dirò una cosa scontata e che forse ho già espresso, ma è la verità: riuscire a far avvicinare più gente possibile alla musica Jazz. Per quanto riguarda noi dei Jazz Club, far conoscere il più possibile queste realtà, perché come dicevo sono ambienti sani, delle isole felici dove si organizzano ogni anno migliaia e migliaia di concerti, che ovviamente non hanno la risonanza dei festival, ma che muovono persone e interessi enormi, fondamentali per tutto il movimento jazzistico. Quando prenderemo coscienza di questo, saremo inevitabilmente un movimento molto più forte.
Danilo Bazzucchi