Nato a Fermo (nelle Marche), Daniele di Bonaventura è un compositore arrangiatore, pianista e bandoneonista. Ha iniziato a studiare musica da bambino, prima il pianoforte poi, anche se per poco tempo, il violoncello, per passare alla composizione e allo studio da direttore d’orchestra. Si é diplomato in composizione al conservatorio. Le sue collaborazioni spaziano dalla musica classica a quella contemporanea, dal Jazz al tango, dalla musica etnica alla world music, con incursioni nel modo del teatro, del cinema e della danza. Ha suonato nei principali festival italiani e internazionali, suonando nei più grandi tempi della musica, dalla Town Hall di New York alla Sala Pleyel di Parigi. Ha pubblicato più di 90 dischi e ha suonato e collaborato con tutti i più grandi musicisti italiani e del mondo.
Parliamo dell’ultimo album uscito qualche mese fa, in duo con Emanuele Sartoris, “Notturni”. Un omaggio, bellissimo e raffinato, a Chopin. Ci racconti come è nata l’idea e come poi si è sviluppata?
L’album è un progetto di Emanuele Sartoris, a cui mi ha invitato a partecipare. E’ un lavoro che non è unicamente dedicato a Chopin, ma ci sono anche composizioni originali. Apriamo l’album con un preludio a Chopin e lo chiudiamo con un altro preludio, ma all’interno ci sono composizioni originali di Sartoris, più una mia composizione dedicata a questa forma musicale “Notturni”. La collaborazione all’album è nata perché Emanuele cercava un musicista che potesse interpretare la parte melodica e quindi il suono del bandoneon è risultato molto vicino alle sue aspettative. Noi già ci conoscevamo e a me è piaciuta molto l’idea del progetto.
Sei un musicista nel senso vero della parola, dato che hai studiato pianoforte e violoncello, hai un diploma in composizione e quindi sei un compositore, arrangiatore e le tue collaborazioni attraversano tutti i generi musicali. Poi sei uno dei più bravi e famosi bandoneonisti sulla piazza, ma di questo parleremo più avanti. Ci racconti come è nata e quando la tua passione per la musica e che tipo di studi hai fatto?
La passione per la musica risale a quando ero bambino, ascoltando i dischi dei miei fratelli più grandi. Mio padre comprò una tastiera affinché studiassero musica, io aspettavo che uscissero di casa e mi divertivo a suonare ad orecchio. Finì che mio padre vide in me quello più portato per la musica e quindi cominciai a studiare pianoforte, poi composizione e mi sono diplomato al conservatorio.
E’ vero che hai scoperto il Bandoneon grazie ad Astor Piazzolla?
Sì, ero andato a vedere un film di Fernando Solanas e rimasi colpito dalla colonna sonora e soprattutto dal suono di questo strumento: il bandoneon. Uscito dal cinema andai a leggere il cartellone del film e lessi per la prima volta il nome di Astor Piazzolla. Il giorno dopo andai ad acquistare un disco di Piazzolla e iniziai ad innamorarmi del bandoneon. Circa un anno dopo, io già iniziavo a fare concerti suonando il pianoforte in maniera Jazzistica, mi trovai al Festival Jazz a Ravenna e trovai Astor Piazzolla che suonava. Fu di nuovo una folgorazione, anche se poi la passione l’ho dovuta covare ancora per un po’, perché stavo finendo gli studi di composizione. Una volta diplomato, ho deciso di ripartire da zero iniziando con il Bandoneon. Allora questo strumento si trovava solo in Argentina, avevo un amico che andava e veniva dal quel paese e con gli unici risparmi che avevo, mi feci riportare un bandoneon. E così a scatola chiusa ho rischiato ed ho iniziato a suonarlo, tanto che oramai è diventato la mia seconda voce.
Hai studiato pianoforte e violoncello, per poi dedicarti al Bandoneon. Sicuramente è una domanda che ti avranno fatto in tanti, ma vorrei chiedertelo anch’io, perché mi incuriosisce, che differenza c’è fra questi due strumenti musicali: il pianoforte e il Bandoneon
Intanto vorrei precisare che gli studi veri, cioè quelli che ho completato, sono quelli della composizione dove mi sono diplomato. Perché sia lo studio del pianoforte che del violoncello l’ho fatti solo per qualche anno. Per quello che riguarda la differenza fra i due strumenti, posso dire che a mio avviso non è poi così grande, naturalmente è uno strumento diverso dal pianoforte, perché è uno strumento ad aria, però ha tutti i suoni singoli e con il bandoneon io ho potuto quasi translare tutta la mia conoscenza pianistica. Difatti io lo suono da pianista, perché la mia testa è da pianista, il bandoneon ha una continuità di suoni, dai bassi agli alti, come se fosse una tastiera del pianoforte, il Bandoneon ha 71 tasti 38 a destra e 33 a sinistra, il pianoforte ne ha 88, pochi di più. Praticamente in un piccolo strumento mi porto dietro un pianoforte leggermente ridotto. Il pianoforte rimane lo strumento più difficile dal punto di vista espressivo, perché per arrivare al suono ci sono tante leve meccaniche, il bandoneon invece è uno strumento ad aria e tenendolo sulle gambe, quando suono, è un prolungamento di me stesso, la mia voce, è come se io cantassi.
Hai suonato e collaborato praticamente con i più grandi artisti italiani e anche del mondo, attualmente suoni frequentemente con Paolo Fresu, c’è qualcosa che vi accomuna oltre la musica
Con Paolo sono più di 15 anni che suoniamo insieme, e insieme abbiamo fatto tanti dischi e tanti lavori. Al momento stiamo portando avanti un progetto che si chiama “Tango Macondo” che è uno spettacolo teatrale. Ci accomuna innanzitutto la nostra idea della musica, l’estetica musicale, la bellezza dell’arte, il fatto di mangiare molte volte insieme le cose che ci piacciono. Questo non vuol dire che andiamo sempre d’accordo, però è naturale che per avere una collaborazione così duratura devi avere delle affinità e molte cose in comune, oltre che una grande stima reciproca.
Anche come concerti diciamo che sei messo bene, ti sei esibito in tutto il mondo o quasi, compreso America e Germania. Ci racconti dove e in che occasione ti sei esibito in questi due paesi.
In Germania ho sonato tantissime volte sia con Paolo Fresu che con il mio gruppo: la Band’Union. Ho suonato a Berlino per il Berlin Jazz Festival, al 30° Deutsches Jazz Festival a Francoforte, alla Music Hall a Leeuwarden, a Brema, Tübingen, Mannheim. Ho partecipato all’album di Miroslav Vitous “Universal Syncopation II”, vincitore del German Critics Prize (Preis der deutschen Schallplattenkritik) come album dell’anno 2007, pubblicato dalla prestigiosa etichetta tedesca ECM. Negli States ho suonato una sola volta, nel 1997, nel tempio della musica: la Town Hall di New York, dove hanno suonato tutti i più grandi della musica. Dovrei tornare in America questa primavera, con un progetto dedicato a Pasolini, ancora non c’è niente di definitivo, spero naturalmente che si concretizzi il tutto.
So che i Bandoneon con cui suoni sono strumenti molto agée, datati. Ci puoi dire qualcosa?
Io ho tre Bandoneon, e sono tutti e tre di fine anni 1920 e primi anni trenta. Il bandoneon è nato nella metà dell’ottocento in Germania, come strumento liturgico, per sostituire gli armonium nelle chiese povere e per suonare nelle processioni, ma ha avuto il suo momento d’oro negli anni 20. Allo scoppio della guerra, negli anni 40, i nazisti obbligarono tutte le fabbriche (o quasi) a riconvertirsi in un’economia di guerra e così la produzione di bandoneon fu bloccata. Poi con l’emigrazione dal Nord Europa verso il Sud America, i Bandoneon finirono in Argentina insieme agli emigranti, dove diventarono lo strumento principe nelle orchestre di tango. In Germania rimasero solo la fabbrica e i macchinari per costruirli. I miei tre strumenti, che hanno ormai quasi cento anni, sono considerati “Gli Stradivari dei Bandoneon”.
Domanda finale, progetti attuali e progetti futuri
Progetto attuale, come già ti ho accennato prima, sto portando avanti la tournée teatrale, con Paolo Fresu, di “Tango Macondo”; sarà una tournèe molto lunga che coprirà tutto il 2022. Come progetti futuri sto preparando un disco, che uscirà nel 2022, dedicato alle canzoni folkloriche italiane che si chiamerà “Italia Folk songs”, con il mio quartetto: Band’Union e come ospite la cantante Pilar. L’idea è quella di raccogliere le canzoni caratteristiche delle regioni italiane e farne una specie d compilation, naturalmente riarrangiate in chiave jazzistica. E poi sto lavorando ad un altro progetto che si chiama: “Armoniosoincanto”, una nuova versione riarrangiata e riscritta da me dell’Ufficio Ritmico di San Francesco, un’opera del 1250.
Danilo Bazzucchi